Spesso dagli scienziati ci arrivano indicazioni su quali misure bisognerebbe prendere per ridurre l’impatto delle attività umane sull’ambiente. Ma cosa fanno loro, in prima persona, per avere uno stile di vita eco-sostenibile? Un articolo pubblicato sul Guardian ha messo assieme la testimonianza di alcuni studiosi che si occupano in maniera diversa di questioni ambientali. Dai loro racconti emerge l’importanza delle scelte individuali che, aggregate, possono determinare un grande cambiamento. Si va da atteggiamenti radicali, come chi abbandona la città per costruirsi una casa in campagna ed essere completamente autosufficiente, a quelli di compromesso, come chi sente di non potere rinunciare all’impegno pubblico e accademico, che inevitabilmente porta a comportamenti non proprio eco-friendly. Abbiamo riassunto di seguito i principali aspetti sollevati.

Volare meno

I viaggi in aereo fanno parte dei cosiddetti “big three” dell’emergenza climatica, assieme ai viaggi in auto (il terzo è il consumo di carne, ne parliamo dopo). Gli aerei sono utilizzati da una piccola percentuale della popolazione mondiale (il 3 per cento della popolazione mondiale nel corso di un anno), eppure contribuiscono al 5 per cento del riscaldamento globale. Il problema è dato soprattutto dai viaggi brevi, visto che gli aerei consumano molto carburante in fase di decollo. Quindi un viaggio molto lungo ha meno impatto di uno breve, in termini di rapporto tra carburante consumato e chilometri percorsi. La scelta di Tom Bailey, capo del gruppo C40 (Cities Climate Leadership Group), è di limitare al massimo l’uso dell’aereo e fare un solo volo di breve durata ogni due o tre anni. «Non è che non possa più vedere il mondo – scrive –. Solo non potrò andare a Istanbul per il weekend». Kimberly Nicholas, docente all’università di Lund (Svezia), ha fatto una scelta più radicale: nel 2012 ha smesso di volare all’interno dell’Europa. Del resto i treni hanno un impatto decisamente minore sull’ambiente, e spesso l’aereo è meno vantaggioso in termini di tempo di quanto si possa pensare.

Mangiare meno e meglio

Quasi tutti gli scienziati coinvolti dichiarano di avere abbandonato del tutto o quasi la carne. Alcuni si spingono vicino al veganismo. Del resto, spiega Nicholas, avere una dieta vegetariana per un anno risparmia 150 volte più gas serra rispetto a riutilizzare sempre i sacchetti per la spesa per lo stesso periodo di tempo. Secondo Bailey (vegetariano da quando aveva 15 anni e da un anno quasi-vegano) è importante che tutti smettano di consumare carne. Ma non solo, è importante anche smettere di mangiare in eccesso. La media europea è di un apporto di 3.500 calorie pro capite al giorno (si tratta di una stima basata sulla quantità di calorie disponibili in ogni famiglia). Si tratta di una cifra molto alta, che richiede al pianeta energie che potrebbero essere usate meglio. Un problema che si ripercuote sull’ambiente in termini di perdita di flora e fauna, eccesso di fertilizzanti negli oceani che creano “zone morte”, estinzioni di massa e diminuzione degli insetti per l’uso di pesticidi.

Comprare meno vestiti, lavorare meno, spazzolini di bambù

A quanto pare gli europei in media comprano 24 nuovi vestiti all’anno. Tom Bailey ha deciso di limitarsi a tre, sufficienti a mantenere in vita il suo guardaroba. Per il resto ci sono sempre i vestiti di seconda mano, riciclati, recuperati o barattati. Sempre Bailey cercherà di spostare le proprie abitudini lavorative verso una settimana di quattro giorni. Questo può avere un impatto (oltre che sull’ambiente) sulla capacità e il bisogno di consumare, e crea spazio per una vita più bilanciata. Probabilmente vuol dire anche guadagnare meno e spendere meno, ma avendo più tempo libero. Siobhán Pereira, specialista del carbone per l’azienda Costain Group, ha poi deciso di smettere di usare plastica per i prodotti del bagno. È passato ad avere uno spazzolino di bambù, con le spazzole riciclabili e biodegradabili. Usa sapone fatto a mano e comprato a pezzi e dentifricio venduto in un barattolo di vetro. Uno dei problemi di questo tipo di scelte è che sono economicamente impensabili per molti, il che fa di certe strategie a favore dell’ambiente un fatto elitario.

(Foto di Angele Benito su Unsplash)