Ha scatenato forti polemiche la pubblicazione degli stipendi dei dirigenti Rai superiori ai 200mila euro. Ci sono in particolare due questioni molto delicate, ossia l’aggiramento del “tetto” dei 240mila euro e la presenza di alcuni dirigenti che, pur senza incarico, continuano a percepire stipendi molto alti, perché assunti a tempo indeterminato. Vi è ovviamente un terzo aspetto che indispettisce molti nel leggere certe cifre: ma perché così alte (il direttore generale Antonio Campo Dall’Orto arriva addirittura a 650mila euro annui lordi nel 2016)? La risposta è che, pur trattandosi di azienda pubblica, si tratta di questioni di mercato: se vuoi dirigenti in gamba li devi pagare quanto le aziende private, altrimenti sceglieranno queste ultime. Che poi la scelta delle persone valga i soldi spesi per “strapparli” alla concorrenza è un giudizio su cui soprassediamo. Veniamo alla prima questione delicata sollevata in questi giorni.

Solo due anni fa, nel 2014, veniva approvata una legge che prevedeva un limite massimo «ai compensi degli amministratori con deleghe e alle retribuzioni dei dipendenti delle società controllate delle pubbliche amministrazioni». Il limite previsto era quello dello stipendio del Capo dello Stato, intorno ai 240mila euro lordi annui. C’erano però delle eccezioni, relative alle società quotate in borsa e a quelle non quotate che emettessero “strumenti finanziari” sui mercati. Già allora denunciavamo su ZeroNegativo come questa eccezione rischiasse di vanificare il tentativo di porre un tetto. E infatti, pochi giorni dopo, la Rai mise sul mercato bond per 350 milioni di euro, rientrando così nella fattispecie prevista dalla norma. Aggirato il limite, i compensi appena decurtati ripresero a salire, e oggi sono quelli che potete leggere sul sito linkato in apertura o pubblicati da tutte le principali testate italiane. Siamo già uno dei Paesi che pagano di più i propri manager pubblici, e proprio non riusciamo a mettere un freno a questa elargizione di denaro: una situazione che ricorda tanto quella di Paesi in condizioni di grave sottosviluppo economico, in cui le persone fanno la fame e la classe dirigente si ricopre d’oro.

Veniamo poi all’altra questione critica, ossia la presenza di manager senza incarico, ma assunti a tempo indeterminato. Persone che guadagnano tanto quanto i colleghi responsabili di progetti o aree aziendali, ma che non hanno niente da fare. Un problema peraltro non solo relativo alla Rai, come scrivevamo solo pochi giorni fa. Ecco alcuni numeri, riassunti da Repubblica: «L’ex del Tg2 e di Raiuno Mauro Mazza percepisce 340 mila euro annui. Il notista politico del Tg1 ed ex deputato Francesco Pionati 203 mila. L’ex dg Alfredo Meocci 240 mila. Carmen Lasorella, storico volto del Tg2, 205 mila. Anna La Rosa, un tempo direttore di Raiparlamento, 240 mila. Già dg molto contestata, Lorenza Lei prende 240 mila euro. Tutti loro hanno contratti a tempo indeterminato». Se non altro, va dato atto a Campo Dall’Orto di aver proposto a tutti i nuovi dirigenti contratti di tre anni, quindi questo “cimitero degli elefanti”, come è stato definito, non si arricchirà di nuovi esemplari. Il direttore generale ha tentato anche di proporre “misure drastiche”, come il licenziamento dei “parcheggiati”, ma gli si è fatto notare che, in un’azienda fortemente sindacalizzata come la Rai, probabilmente avrebbero avuto la meglio i dipendenti da un eventuale contenzioso.

La soluzione che proponiamo (da anni ormai) per risolvere il problema è sempre la stessa: le dimissioni volontarie per chi è senza incarico. Se resta un minimo di dignità a questi manager senza poltrona; se pensano anche loro che per guadagnarsi lo stipendio si debba lavorare; se c’è dentro di loro un conflitto dovuto alla frustrazione di non avere un incarico («Da quando nel 2014 l’azienda ha chiuso la società Rainet che presiedevo non ho nessun incarico. E io, dopo tanti anni di carriera, sono ancora alla ricerca di un lavoro. Per una come me lavorare è vita», ha dichiarato Carmen Lasorella). Che si mettano a posto con la coscienza e diano le dimissioni. Molti di loro rivendicano un curriculum di tutto rispetto. Benissimo, allora non gli sarà certo difficile trovare un’occupazione vera e ben retribuita. Basta un piccolo sforzo di coerenza, e andremo tutti più sereni in vacanza, noi e loro.

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