di Federico Caruso

In questi giorni il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato di voler sospendere i finanziamenti all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Si tratta di un annuncio piuttosto pesante, visto che gli Stati Uniti sono tra i principali finanziatori dell’istituzione internazionale. Come si può vedere su questo sito, infatti, gli Stati Uniti hanno contribuito al biennio 2018-2019 con quasi 237 milioni di dollari come versamento obbligatorio, più 656 milioni come versamento volontario su programmi specifici. Con circa 446 milioni di dollari all’anno, da soli coprono dunque il 14,67 per cento del budget dell’Oms. Dietro di loro non c’è uno stato ma una fondazione privata, la Bill & Melinda Gates Foundation, che con i 531 milioni di dollari versati nel biennio copre il 9,76 per cento del bilancio. Questo sbilanciamento tra contributi pubblici e privati mette in luce un’anomalia che dice molto della storia e dei problemi di questa istituzione, che ha avuto un ruolo fondamentale nella lotta ad alcune malattie nel corso degli ultimi decenni, ma che dalla fine degli anni ’80 del Novecento ha attraversato fasi difficili, che ne hanno modificato notevolmente la natura e minato l’autorevolezza.

La costituzione e il primo periodo

L’Oms nasce il 7 aprile 1948 (non a caso la Giornata mondiale della salute si celebra proprio in quel giorno dell’anno), per sopperire alla mancanza di un ente che si occupi di salute a livello globale. Come ben ricostruito dalla giornalista Nicoletta Dentico nella trasmissione WikiRadio (Radio3), dalla fine della Seconda Guerra Mondiale quel ruolo era stato ricoperto principalmente dall’Unicef e da una delle agenzie Onu, entrambe fondate nello stesso periodo. Il concetto di salute come diritto fondamentale non era per niente scontato allora, e la fondazione dell’Oms contribuì a definirlo. Di seguito alcuni passaggi del preambolo dell’atto costitutivo: «La sanità è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, e non consiste solo in un assenza di malattia o d’infermità. Il possesso del migliore stato di sanità possibile costituisce un diritto fondamentale di ogni essere umano, senza distinzione di razza, di religione, d’opinioni politiche, di condizione economica o sociale. La sanità di tutti i popoli è una condizione fondamentale della pace del mondo e della sicurezza; essa dipende dalla più stretta cooperazione possibile tra i singoli e tra gli Stati. Un’opinione pubblica illuminata ed una cooperazione attiva del pubblico sono d’importanza capitale per il miglioramento della sanità dei popoli». In un mondo in cui i rapporti internazionali erano irrigiditi dalla Guerra Fredda e da numerosi conflitti più o meno aperti in Medio Oriente, l’idea di cooperazione attiva tra Stati non era per nulla scontato, e infatti il clima generale di tensione pose non pochi ostacoli nello sviluppo delle politiche dell’agenzia. Nonostante questo, l’Oms portò avanti programmi ambiziosi nel corso dei decenni, come quello che permise, nel 1980, l’eradicamento del vaiolo. Si trattò di un risultato storico, essendo la prima volta che una malattia veniva debellata su scala mondiale. Nel corso degli anni ’80, sotto la direzione di Halfdan Mahler, l’Oms sfidò le pratiche commerciali delle multinazionali del campo farmaceutico e alimentare. Ne nacquero la lista dei farmaci essenziali e le linee guida sul marketing dei sostituti del latte materno. Nel 1978 l’Oms definì gli elementi dell’assistenza sanitaria di base: prevenzione, nutrizione, accesso all’acqua potabile, assistenza all’infanzia, vaccinazioni e controllo delle malattie. L’obiettivo era garantire la salute per tutti entro il 2000.

Il ridimensionamento

Negli anni ’90, l’approccio degli Stati verso le grandi organizzazioni internazionali cambiò. L’Oms, spiega Dentico, veniva guardata con sospetto dai paesi industrializzati e accusata di eccessiva politicizzazione (uno scenario che si ripete oggi). Per la prima volta dalla sua costituzione, il finanziamento dell’Oms venne ridimensionato, fino a mettere a repentaglio la sopravvivenza dell’agenzia. Alla fine del decennio, con la direttrice norvegese Gro Harlem Brundtland, l’Oms si aprì al contributo dei privati. Sono gli anni in cui scoppiò l’emergenza dell’HIV/AIDS. È allora che la fondazione di Bill e Melinda Gates assunse un ruolo di leadership nel campo della salute. Tuttavia i risultati importanti non mancarono: nel 2003 si arrivò alla firma della Convenzione quadro per il controllo del tabacco, il primo trattato internazionale per la tutela della salute pubblica, che riconosceva i danni alla salute provocati dal fumo. Da esso derivano le norme tuttora rispettate dai firmatari sul divieto di pubblicità, l’obbligo di informazione, di tassazione particolare, di pubblicazione di scritte e immagini esplicite sulle conseguenze del fumo, ecc.

L’ultimo decennio

Nell’ultimo decennio la situazione si è fatta sempre più complicata, sia a livello di autorevolezza sia di finanziamento. Attualmente, solo il 17 per cento del budget dell’Oms viene dalle erogazioni obbligatorie degli stati membri (un quarto di questa quota è coperta dagli Stati Uniti). L’83 per cento è costituito da donazioni volontarie. Si tratta di un ribaltamento piuttosto sostanziale della composizione dei fondi dell’agenzia, che la rende meno indipendente rispetto agli obiettivi da perseguire (se le contribuzioni volontarie pesano di più, sono i finanziatori a decidere in quali programmi mettere più risorse, decretandone il successo o la chiusura). Nel corso dell’ultimo decennio i fallimenti si sono alternati ai successi in campo sanitario. La gestione dell’epidemia di Ebola nel 2014 ha raccolto ampie critiche, mentre anni prima (nel 2003) era stata apprezzata la gestione della SARS in Cina. Per quanto riguarda l’attuale pandemia di coronavirus, l’Oms sta raccogliendo critiche per avere fatto troppo affidamento sui dati cinesi nella valutazione iniziale dell’emergenza. Nonostante i problemi, riteniamo che l’Oms sia tuttora un’agenzia su cui puntare e fare affidamento. Forse saranno necessarie una riflessione sulla sua natura e una riforma strutturale nei prossimi anni, ma per la sua storia resta un punto di riferimento imprescindibile nella tutela della salute mondiale.

Foto di Thorkild TylleskarCC BY-SA 3.0, Link