Mentre il comitato promotore della campagna “Ero straniero – L’umanità che fa bene” si appresta a presentare (oggi alle 11,30) le oltre 70mila firme raccolte (20mila in più di quelle necessarie), in rete compare un brutto episodio che riguarda la scelta delle parole con cui si parla di immigrazione ai bambini. Per quanto riguarda la prima notizia, specifichiamo che non ha nulla a che vedere con la discussione sullo ius soli e ius culturae (di cui abbiamo parlato recentemente).

Si tratta di una proposta di legge che prevede, tra le altre cose, l’introduzione di un «permesso di soggiorno temporaneo (12 mesi) da rilasciare a lavoratori stranieri per facilitare l’incontro con i datori di lavoro italiani e per consentire a coloro che sono stati selezionati, anche attraverso intermediari sulla base delle richieste di figure professionali, di svolgere i colloqui di lavoro». Inoltre, si propone di regolarizzare, analizzando caso per caso, gli «stranieri che si trovino in situazione di soggiorno irregolare allorché sia dimostrabile l’esistenza in Italia di un’attività lavorativa (trasformabile in attività regolare o denunciabile in caso di sfruttamento lavorativo) o di comprovati legami familiari o l’assenza di legami concreti con il paese di origine, sul modello della Spagna e della Germania». Anche qui sottolineiamo che si parla di regolarizzazione, non di concessione della cittadinanza tout court. Quest’ultimo provvedimento sarebbe interessante per favorire, oltre al riconoscimento di piena regolarità a chi vive e svolge un’attività lavorativa nel nostro Paese, anche l’emersione di quell’economia sommersa o “non osservabile” che muove grandi numeri nell’economia italiana, senza tradursi però in tasse e contributi a vantaggio del lavoratore e dello Stato. È possibile leggere sul sito della campagna un’efficace sintesi delle misure contenute nella proposta di legge.

La seconda notizia a cui facevamo riferimento in apertura riguarda un passaggio contenuto nel libro di testo destinato alle elementari, che nel parlare degli stranieri presenti in Italia descrive così il fenomeno: «È aumentata la presenza di stranieri, provenienti soprattutto dai paesi asiatici e dal Nord Africa. Molti vengono accolti in centri di assistenza per profughi e sono clandestini, cioè la loro permanenza in Italia non è autorizzata dalla legge. Nelle nostre città gli immigrati vivono spesso in condizioni precarie: non trovano un lavoro, seppure umile e pesante, né case dignitose. Perciò la loro integrazione è difficile: per motivi economici e sociali, i residenti talvolta li considerano una minaccia per il proprio benessere e manifestano intolleranza nei loro confronti». L’associazione Baobab Experience ha commentato in maniera molto dura, per voce del presidente Roberto Viviani: «Crediamo che una vera convivenza sia possibile solo attraverso la conoscenza reciproca tra le persone e questo libro di testo, invece, propone a dei bambini degli stereotipi che creano discriminazione sulla base della provenienza delle persone. Insieme ai migranti, stiamo riprendendo anche quest’anno la collaborazione con gli istituti scolastici, che invitiamo a contattarci, per far sì che gli studenti conoscano personalmente la vita di chi arriva nel nostro paese e le discriminazioni che subiscono anche qui in Europa».

Non si vuole dunque affermare che la convivenza non sia un aspetto problematico del nostro vivere quotidiano. È una cosa che richiede impegno, che a volte può portare all’esasperazione, soprattutto quando in alcune aree geografiche si sviluppano situazioni difficili, favorite da una politica che non se ne occupa. È però un impegno al quale non possiamo sottrarci, e nessun colpo di spugna, per quanto sbandierato da certa politica, risolverà il problema. Innanzitutto, è bene spiegare ai bambini come stanno le cose usando le parole giuste. Su iniziativa del mensile Vita ha provato a farlo Livio Neri, avvocato esperto in materia e membro di Asgi, Associazione studi giuridici sull’immigrazione. Ecco il suo testo alternativo, che egli propone alla casa editrice di sostituire nella pagina in questione: «Il numero di cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale è piuttosto stabile da alcuni anni. Sono tuttavia aumentati gli arrivi di profughi, persone in fuga da violenze e persecuzioni personali, che poi fanno domanda di “asilo politico” in Italia; tali domande sono presentate in particolare da chi arriva da Paesi dell’Africa Subsahariana, ma anche da Pakistan e Bangladesh. I richiedenti asilo hanno diritto all’accoglienza, offerta loro in strutture di varia natura. Non si tratta di irregolari o “clandestini”, senza documenti in regola. Le persone immigrate hanno spesso maggiori difficoltà a reperire alloggi sul mercato, a volte anche per pregiudizi nei loro confronti, i quali possono condurre a discriminazioni che rischiano di compromettere la corretta integrazione tra popolazione straniera e locale».