Nel governo si è tornati a parlare della cosiddetta “sugar tax”, riprendendo la proposta lanciata circa un anno fa dal Fatto Alimentare di introdurre una tassa sulle bevande zuccherate, finanziando con i proventi programmi di educazione alimentare e lotta all’obesità. Secondo quanto riporta la testata, nelle intenzioni dell’esecutivo ci sarebbe invece l’intenzione di usare quei fondi per finanziare l’istruzione e la ricerca. Secondo calcoli di Valori, l’obesità avrebbe un costo, oltre che sulla salute, anche sulle casse dello Stato: una “tassa occulta” da sei miliardi di euro l’anno. Un costo che sarebbe compensato solo in minima parte dalla sugar-tax, visto che il Fatto Alimentare stima che una ipotetica tassa del 20 per cento sulle bevande zuccherate potrebbe generare circa 470 milioni di euro l’anno. Ma ovviamente l’obiettivo non è certo compensare i costi dell’obesità con i proventi della tassa. Lo scopo sarebbe generare una serie di conseguenze a cascata che porterebbero, nel medio-lungo periodo, una diminuzione del consumo di bevande zuccherate, e dei relativi costi per la salute.

I rischi per la salute dello zucchero in eccesso

Su ZeroNegativo abbiamo sottolineato più volte i rischi per la salute connessi a un eccessivo consumo di zuccheri liberi. Aumento di peso e sviluppo di carie sono i più immediati, ma anche l’insorgenza di alcuni tipi di tumori sembra essere favorita da una dieta eccessivamente sbilanciata verso gli zuccheri. Le raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità prescrivono un consumo massimo di zuccheri liberi non superiore al 10 per cento dell’apporto calorico quotidiano. Ma nelle sue raccomandazioni l’Oms si spinge oltre e suggerisce che sarebbe bene, in via precauzionale, mantenere questa percentuale al di sotto del 5 per cento. Importante la distinzione tra zuccheri liberi e zuccheri totali: mentre i secondi sono quelli contenuti naturalmente in certi alimenti (nella frutta, per esempio), i primi sono aggiunti artificialmente durante la lavorazione dei prodotti alimentari, e risultano quindi immediatamente disponibili all’organismo una volta assunti (ma sono “liberi” anche quelli estratti a seguito di un processo di trasformazione, come quando da una mela si estrae solo il succo). Una bottiglia da mezzo litro di Coca-Cola, per intenderci, ne contiene 54 grammi, cioè più della dose giornaliera raccomandata, ai quali si sommeranno gli ulteriori zuccheri assunti nel corso della giornata.

Pubblicità e marketing

Nel piano proposto dal Fatto Alimentare c’è anche il divieto di fare pubblicità a prodotti troppo zuccherati, sale e grassi destinati ai bambini. C’è sicuramente un problema etico che riguarda il marketing di certi prodotti ben poco sani dedicati ai bambini. Il ritornello per cui la colazione sarebbe “il pasto più importante della giornata” è ben scolpito nelle nostre menti, ma arriva dal mondo del marketing, non dalla medicina. Che sia descritto come “il più importante” non implica che sia anche il più sano ed equilibrato: basta entrare nel reparto colazione di un qualsiasi supermercato per rendersi conto di quanti prodotti ad alto contenuto di zucchero siano proposti. Con la scusa di dare “energie” per tutta la mattinata si propongono alimenti spesso ultra-processati e ad alto contenuto di zuccheri e grassi. Non che sia un male in sé fare una colazione prevalentemente dolce. Bisogna però considerare che quel pasto si inserisce in una giornata in cui mangeremo altre cose, e cominciare con molti zuccheri ci porterà probabilmente a superare la soglia del 10 per cento (per non parlare di quella del 5 per cento) a fine giornata. Quindi sì, la sugar-tax è una buona idea, ma sarà efficace solo se accompagnata da opportune azioni di educazione all’alimentazione.

(Foto di Sharon McCutcheon su Unsplash)