Con Long Covid si intende una serie di effetti a lungo termine sulla salute causati dall’infezione del virus SARS-CoV-2. Si va dai sintomi respiratori persistenti, come la mancanza di fiato, alla stanchezza debilitante o all’annebbiamento mentale che limita la capacità di lavorare, fino a patologie croniche come l’insufficienza cardiaca e il diabete.

Un nuovo studio mostra che il rischio di Long Covid è diminuito nel corso della pandemia. Ne scrive uno dei ricercatori coinvolti su The Conversation raccontando come nel 2020, quando il ceppo originario del SARS-CoV-2 era dominante e non erano disponibili vaccini, circa il 10,4% degli adulti che ha contratto il Covid-19 ha sviluppato il Long Covid. All’inizio del 2022, quando predominava la famiglia di varianti omicron, il tasso era sceso al 7,7% tra gli adulti non vaccinati e al 3,5% tra quelli vaccinati.

Questo declino, secondo i ricercatori, è il risultato di due fattori chiave: la disponibilità di vaccini e i cambiamenti nelle caratteristiche del virus, che lo hanno reso meno incline a causare infezioni gravi e potrebbero aver ridotto la sua capacità di persistere nel corpo umano.

Nonostante la diminuzione del rischio di sviluppare il Long Covid, anche un’incidenza del 3,5% è rilevante, sottolineano gli scienziati. Una percentuale apparentemente piccola si traduce infatti in milioni di nuovi casi di Long Covid che si aggiungono al numero già enorme di persone affette da questa patologia. Le stime per il primo anno della pandemia indicano che almeno 65 milioni di persone a livello globale hanno avuto il Long Covid.

Il Long Covid può colpire persone di tutte le età, dai bambini agli anziani, senza distinzione di etnia e stato di salute di base. È importante sottolineare che più del 90% delle persone affette da Long Covid presentava infezioni lievi della malattia.

Un ampio studio pubblicato all’inizio del 2024 ha dimostrato che anche le persone che hanno avuto un’infezione lieve hanno avuto nuovi problemi di salute legati al Covid-19 nel terzo anno dopo l’infezione iniziale.

Nonostante le prove schiaccianti dei rischi del Covid-19, c’è chi sostiene che non sia più una minaccia per la popolazione. Sebbene non vi siano prove empiriche a sostegno, questa fake news si è imposta in ampi settori della narrazione pubblica.

I dati, tuttavia, raccontano una storia diversa, conclude l’articolo. Le infezioni da Covid-19 continuano a superare i casi di influenza e causano più ricoveri e decessi di quest’ultima. Minimizzare la pericolosità della malattia parlandone come di un raffreddore insignificante o equipararla all’influenza semplicemente non corrisponde alla realtà.

(Foto di Gabriella Clare Marino su Unsplash)

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