Tassare maggiormente la ricchezza e sfruttare i fondi per garantire servizi pubblici gratuiti universali. È questa, in estrema sintesi, la “ricetta” proposta da Oxfam nel suo ultimo report, per rimettere equilibrio in un mondo sempre più sbilanciato.
Come si legge in una delle infografiche che riprendiamo dal documento, se l’1 per cento più ricco della popolazione mondiale pagasse lo 0,5 per cento in più di imposte sul patrimonio, si potrebbero ricavare risorse sufficienti a garantire un’istruzione ai 262 milioni di bambini che attualmente non vi possono accedere, e a sostenere le spese sanitarie necessarie a salvare la vita di 3,3 milioni di persone. Si tratta ovviamente di calcoli e stime, da non interpretare come fenomeni direttamente collegati (“se A allora B”), ma sono confronti utili a capire che i grandi problemi dell’umanità si possono affrontare e risolvere, con un approccio integrato a livello mondiale. Ciò che si ricava è anche la consapevolezza che tali problemi sono probabilmente anche creati dall’attuale sistema economico globale, e quindi gli Stati più ricchi sono tenuti a impegnarsi per intervenire.
Per capire ancora meglio quali perversi meccanismi siano alla base del sistema capitalistico attuale, è utile guardare ai movimenti della ricchezza nei momenti di crisi. Se la crisi è mondiale, ci si aspetterebbe che colpisca tutti, seppure in misura diversa a seconda della sua solidità finanziaria (chi ha patrimoni al sicuro sarà meno interessato dal problema rispetto a chi ha da parte poco o nulla). L’aumento del divario in termini relativi tra chi sta bene e chi no è quindi un fatto intuitivo. Ciò che è controintuitivo è invece che chi sta bene spesso esce dalle crisi stando meglio di prima, anche in termini assoluti. «Negli anni successivi alla crisi finanziaria il numero dei miliardari è raddoppiato e i loro patrimoni aumentano di 2,5 miliardi di dollari al giorno; nonostante ciò i super-ricchi e le grandi imprese sono soggetti ad aliquote fiscali più basse registrate da decenni. I costi umani di tale fenomeno sono enormi: scuole senza insegnanti, ospedali senza medicine. I servizi privati penalizzano i poveri e privilegiano le élite. I soggetti che risentono maggiormente di tale situazione sono le donne, su cui grava l’onere di colmare le lacune dei servizi pubblici con molte ore di lavoro di cura non retribuito», si legge nel rapporto. E ancora: «Dall’analisi di Oxfam risulta che 26 individui possiedono attualmente la stessa ricchezza dei 3,8 miliardi di persone che compongono la metà più povera dell’umanità; l’anno scorso erano 43». La ricchezza si concentra sempre di più, e chi nasce in un contesto di povertà ha sempre meno speranze di vedere la propria condizione cambiare.
Un altro elemento di preoccupazione emerge se si guarda al numero di persone in stato di povertà estrema. Secondo i dati della Banca mondiale, tra il 1990 e il 2015 la riduzione della povertà estrema è avvenuta a un tasso medio annuale dell’1 per cento. Tra il 2013 e il 2015 il tasso si è però ridotto del 40 per cento, e si stima un ulteriore rallentamento nel triennio 2015-2018. «Una delle grandi conquiste degli ultimi decenni è stata l’enorme riduzione del numero di persone che vivono in estrema povertà, quantificata dalla Banca Mondiale in $1,90 pro-capite al giorno. Tuttavia, i nuovi dati della Banca Mondiale rivelano che dal 2013 il tasso di riduzione della povertà si è dimezzato e che la povertà estrema sta aumentando nell’Africa sub-sahariana. Nuove evidenze mostrano anche che gran parte dell’umanità non si è definitivamente affrancata dalla povertà: 3,4 miliardi di persone, pari a poco meno di metà della popolazione mondiale, sopravvivono con meno di $5,50 al giorno. Per la Banca Mondiale tale cifra costituisce la nuova soglia di povertà estrema nei Paesi a reddito medio-alto».
Riprendiamo dunque dal rapporto quelle che vengono indicate come le strade da seguire per uscire da questa inaccettabile situazione di disparità e ingiustizia, nella speranza che abbiano un impatto sulle politiche coordinate a livello mondiale:
- Erogare servizi sanitari ed educativi universali e gratuiti, mettendo fine alla privatizzazione dei servizi pubblici.
- Riconoscere l’enorme lavoro di cura svolto dalle donne supportandole con la messa a disposizione di servizi pubblici che possano ridurre l’ammontare di ore di lavoro non retribuito a loro carico permettendo così un’emancipazione della propria vita professionale e politica.
- Porre fine a sistemi fiscali che avvantaggiano ricchi individui e grandi corporation, tassando in maniera equa la ricchezza e il capitale, e arrestando la corsa al ribasso sulla tassazione dei redditi individuali e di impresa.
Ci rendiamo conto che in questa fase storica il mondo sta andando da un’altra parte, e proprio per questo è importante ribadire e rivendicare ora istanze che rischiano altrimenti di essere del tutto ignorate.
(Foto di Hermes Rivera su Unsplash)