Quella del consumo del suolo pubblico, e del suo progressivo cambio di destinazione, da agricolo a edificabile, è una delle questioni più delicate nella storia dello sviluppo del nostro Paese. Un utilizzo sconsiderato del territorio ne ha rovinato ampie aree, nella rincorsa allo sviluppo industriale e in fuga dal passato agricolo. Il 14 settembre, il Consiglio dei ministri ha licenziato un disegno di legge proposto dal ministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali, Mario Catania, che potrebbe rappresentare un tentativo concreto di riforma della materia, in vista di un uso più sostenibile del nostro territorio. Riprendiamo dal Fatto quotidiano la sintesi delle principali innovazioni contenute nel documento:

«1. vengono definiti “terreni agricoli” tutti quelli che, sulla base degli strumenti urbanistici in vigore, hanno destinazione agricola, indipendentemente dal fatto che vengano utilizzati a questo scopo;

2. si introduce un meccanismo di identificazione, a livello nazionale, dell’estensione massima di terreni agricoli edificabili (ossia di quei terreni la cui destinazione d’uso può essere modificata dagli strumenti urbanistici). Lo scopo è quello di garantire uno sviluppo equilibrato dell’assetto territoriale e una ripartizione calibrata tra zona suscettibili di utilizzazione agricola e zone edificate/edificabili;

3. si introduce il divieto di cambiare la destinazione d’uso dei terreni agricoli che hanno usufruito di aiuto di Stato o di aiuti comunitari. Nell’ottica di disincentivare il dissennato consumo di suolo la misura evita che i terreni che hanno usufruito di misure a sostegno dell’attività agricola subiscano un mutamento di destinazione e siano investiti dal processo di urbanizzazione;

4. viene incentivato il recupero del patrimonio edilizio rurale per favorire l’attività di manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti, anziché l’attività di edificazione e costruzione di nuove linee urbane.

5. si istituisce un registro presso il Ministero delle politiche agricole nel quale i Comuni interessati, i cui strumenti urbanistici non prevedono l’aumento di aree edificabili o un aumento inferiore al limite fissato, possono chiedere di essere inseriti.

6. si abroga la norma che consente che i contributi di costruzione siano parzialmente distolti dalla loro naturale finalità -consistente nel concorrere alle spese per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria- e siano destinati alla copertura delle spese correnti da parte dell’Ente locale. Tra l’altro questa possibilità fu introdotta dal senatore Bassanini: la sinistra che dà una bella mano all’edilizia selvaggia».

Il provvedimento è ora destinato alle Camere, dove sarà discusso, modificato e votato. Si tratta di un disegno di legge che va a intaccare gli interessi di soggetti molto grandi nel panorama economico italiano, e questi ultimi non mancheranno di esercitare il proprio potere lobbistico per evitare di esserne danneggiati. Riprendiamo, in chiusura, una citazione contenuta in un nostro articolo pubblicato su A tu per tu nel 2009. L’autore è Fiorentino Sullo, ministro ai Lavori pubblici nel 1962-63, e le sue parole, al di là della forma un po’ retro, sono di drammatica attualità: «Gli è che gli interessi privati trovano difensori accaniti nei singoli proprietari, e nelle grandi società immobiliari, mentre gli interessi pubblici, che dovrebbero essere difesi da consiglieri comunali e da assessori, trovano, sì e no, schierati gruppi di intellettuali a mo’ di profeti disarmati».