In queste settimane il Servizio sanitario nazionale è sottoposto a forte stress, a causa dell’epidemia di coronavirus COVID-19 in corso. Ma se il sistema, nonostante la forte crisi, tutto sommato sta tenendo, lo si deve alla lunga storia che ha portato alla sua istituzione, e in particolare ad alcune persone che ne hanno seguito la nascita, tra cui appunto Tina Anselmi. Un articolo di Jennifer Guerra su The Vision la ricorda.

In questi giorni difficili per il nostro Paese, il plauso al servizio sanitario nazionale è unanime: nonostante le difficoltà dovute ai continui tagli e alla mancanza di personale, lo sforzo di medici e infermieri per fronteggiare questa crisi è senza precedenti. Se a oggi riusciamo a rispondere a una simile emergenza sanitaria è perché qualcuno credeva che l’accesso alle cure dovesse essere libero e gratuito per tutti. E a farlo è stata una donna, Tina Anselmi.

Tina Anselmi è stata una delle figure più importanti della storia della Repubblica, nonostante venga raramente ricordata in quanto tale. Nata nel 1927 a Castelfranco Veneto, a soli 17 anni si unisce alla Resistenza dopo aver assistito assieme ai compagni di scuola, su ordine dei fascisti, a un’impiccagione in piazza in seguito a un rastrellamento. Come racconta nell’autobiografia Storia di una passione politica, sceglie il nome di battaglia Gabriella, ispirandosi all’arcangelo Gabriele. Dopo la guerra studia Lettere e diventa insegnante di italiano. Parallelamente comincia la sua attività politica nelle file della Democrazia Cristiana, alla quale è iscritta dal 1944, attivandosi soprattutto per convincere le contadine a votare.

Anselmi scopre anche l’attività sindacale, impegnandosi soprattutto a favore delle donne che lavorano nel tessile e nel settore scolastico. Nel 1958 diventa delegata nazionale delle giovani della Dc e partecipa al dibattito sulla legge Merlin che abolisce la regolamentazione della prostituzione. Entra in Parlamento nel 1968, dove parteciperà alle commissioni parlamentari sul Lavoro e sugli Affari sociali per poi diventare la prima donna a capo di un Dicastero del nostro Paese, in tre governi Andreotti: nel 1976 al Lavoro e alla Previdenza sociale, e poi nel 1978 alla Sanità, carica che manterrà anche nella legislatura successiva. Anselmi, durante la sua carriera di ministra, ha visto la realizzazione di alcune delle più importanti leggi sul lavoro e sul welfare, come la legge sulla parità di trattamento tra uomini e donne del 1977, di cui è stata promotrice, e nell’anno successivo la legge Basaglia sulla riforma psichiatrica, la legge 194 sulla depenalizzazione dell’aborto e, soprattutto, la legge sull’istituzione del servizio sanitario nazionale (Ssn).

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(Foto di Marcelo Leal su Unsplash)