Le norme che regolano la spesa pubblica in Italia sono molto complesse, eppure (o proprio per questo) non riescono a garantire un utilizzo efficiente delle risorse. Per ovviare al problema, sulla scorta di quanto fatto a Genova per la ricostruzione del “ponte Morandi”, c’è grande tentazione verso sistemi che prevedano la nomina di commissari speciali, a cui delegare decisioni in deroga alle regole in vigore sugli appalti pubblici. È un approccio da cui mette in guardia il presidente dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), Francesco Merloni, nella relazione annuale presentata nei giorni scorsi. «Ben vengano tutte le semplificazioni per aiutare amministrazioni e imprese – ha detto Merloni –, ma non è togliendo le regole che il sistema funziona meglio; al contrario, le deroghe indiscriminate creano confusione, i rup (responsabile unico del procedimento, ndr) e le imprese non hanno punti di riferimento e si rischia di favorire la corruzione e la paralisi amministrativa». Sulla corruzione torneremo più avanti, mentre adesso ci preme porre l’accento sul fatto che il problema delle gare d’appalto riguarda solo in minima parte le infrastrutture. Sebbene queste abbiano una certa rilevanza nel fenomeno complessivo, viste le grandi risorse che muovono, il sistema degli appalti si applica a una moltitudine di casi in cui la pubblica amministrazione deve affidare una commessa a un’azienda. Come ricorda Lavoce.info, «secondo l’Ocse, nel nostro paese il 20 per cento della spesa pubblica è gestito tramite gare d’appalto, una spesa che da sola contribuisce al 10 per cento del Pil nazionale, una percentuale assai rilevante pur essendo più bassa della media Ocse». Proprio per affrontare questo problema, l’Anac ha redatto delle linee guida per la riforma della normativa che regola le gare d’appalto, perseguendo gli obiettivi dell’efficienza e della semplificazione. Nel documento non si parla di commissari straordinari, bensì soprattutto di digitalizzazione e di professionalizzazione degli acquirenti pubblici.
Il fenomeno della corruzione in generale
«Il fenomeno corruttivo è piuttosto polverizzato e multiforme, e coinvolge quasi tutte le aree territoriali del Paese. L’Anac ha iniziato ad analizzare alcuni dati oggettivi di cui dispone, come quelli tratti dalle comunicazioni che i pubblici ministeri inviano al Presidente dell’Autorità quando esercitano l’azione penale per alcuni reati contro la pubblica amministrazione», ha detto ancora Merloni. La corruzione è un fenomeno diffuso, che investe ogni settore della pubblica amministrazione, non solo i grandi appalti. «Il valore della tangente – ha detto Merloni – è di frequente molto basso e assume sempre di più forme diverse dalla classica dazione di denaro, come l’assunzione di amici e parenti. Desta particolare allarme il fatto che la funzione pubblica sia venduta per molto poco, 2 mila o 3 mila euro, a volte anche per soli 50 o 100 euro», ha aggiunto Merloni. Come spesso accade in Italia, il tragico e il ridicolo viaggiano su binari molto vicini (“la situazione è grave ma non seria”, diceva Ennio Flaiano): «Tra le contropartite più singolari (riscontrate nel 21per cento dei casi esaminati) figurano ristrutturazioni edilizie, riparazioni, trasporto mobili, pasti, pernottamenti e buoni benzina. Pensate che in un caso segnalato quest’anno, in cambio di un’informazione riservata è stato persino offerto un abbacchio!».
(Foto di Markus Spiske su Unsplash)