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In questi giorni i commercianti di biciclette fanno fatica a tenere il passo della domanda, aumentata a dismisura probabilmente a causa della necessità di molte persone di tornare a spostarsi, ma evitando i mezzi pubblici (e anche a causa del bonus introdotto dal governo). Non è la prima volta che la bicicletta viene riscoperta come mezzo di trasporto pratico ed economico. Lo racconta Gino Cervi su Doppiozero.

«How could I forget to mention that the bicycle is a good invention». In queste ultime settimane sembriamo essere tutti d’accordo con i Red Hot Chili Peppers e con le decine e decine di canzoni – per non dire delle poesie e delle pagine di racconti e romanzi – che per anni e anni hanno tessuto le lodi della “macchina a pedali”. Perché la bicicletta ha la sua bella età, oramai, su per giù centotrent’anni, ma sembra non invecchiare mai, pressoché sempre uguale a sé stessa.

La bicicletta in effetti è uno di quei prodotti dell’invenzione umana che nel suo percorso tecnico-evolutivo tutto sommato non ha modificato granché la sua forma e struttura. Se non si considerano infatti i prototipi ottocenteschi – dalla draisina al velocipede, o biciclo, o Grand-Bi, come lo chiamavano i francesi, per la gigantesca ruota anteriore al cui mozzo erano applicati direttamente i pedali – , il disegno della prima bicicletta safety bike, ovvero “la bicicletta di sicurezza”, così detta per il netto miglioramento in materia di guida rispetto ai precedenti modelli, e introdotta con rapido successo sul mercato nella seconda metà degli anni Ottanta del XIX secolo, non è poi così lontano dalle biciclette moderne: un telaio portante di forma trapezoidale, ruote a raggi di diametro pressoché uguali, un manubrio, una sella, dei pedali che azionano una trasmissione a catena. Cambiano e si evolvono gli assetti, le geometrie, le componenti, i materiali ma quell’idea, quasi platonica, di bicicletta è rimasta sostanzialmente invariata. Un’invenzione felice, una soluzione di design ante litteram, come succede agli oggetti la cui forma resiste a lungo nel tempo perché l’idea primigenia già ne conteneva sostanzialmente i principi estetici, funzionali ed ergonomici. Insomma, «Come non ricordare che la bicicletta è proprio una gran bella invenzione?». Hanno proprio ragione i RHCP, soprattutto in questi giorni.

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(Photo by CJ Toscano on Unsplash)

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