Tra i tanti motivi per cui ci ricorderemo a lungo di questo periodo, c’è il fatto che stiamo facendo i conti con regole nuove e in continuo cambiamento: ci viene detto come e quando lavare le mani, come comportarci nei luoghi pubblici, ecc. Ma le regole funzionano se sono un numero limitato e molto chiare, e soprattutto se abbiamo fiducia nel fatto che anche gli altri le rispettino. Ci ha ragionato sopra Francesco Guala in un articolo per Doppiozero, di cui riportiamo un estratto.
Questa primavera resterà impressa nella memoria come la ‘stagione delle regole’. Regole per lavarsi le mani (come, quando, quanto). Per mantenere le distanze. Per salutarsi. Per correre nei parchi, per visitare i parenti, per viaggiare. A queste regole comuni, ciascuno ne ha aggiunte di personali: disinfettare la spesa, i vestiti, le mascherine, togliere le scarpe, fare solo la spesa online.
Le regole sono indispensabili, non solo durante le emergenze ma anche nella vita di tutti i giorni. Possono essere pesanti ma, stranamente, ci rendono la vita più leggera. Le regole ci dicono chi siamo: seguire le regole in modo acritico è segno di scarsa autonomia e capacità di scelta. Rispettare troppe regole in modo ossessivo può manifestare addirittura un disagio mentale. Ma all’estremo opposto, l’assenza di regole rende le persone inaffidabili, e la convivenza sociale impossibile.
Tutta la vita in un certo senso è un equilibrio delicato fra regole e libertà. Libertà significa esplorare, sperimentare, scoprire che cosa ci piace e non ci piace, per poi scegliere ciò che è meglio per noi o per tutti. Le regole limitano la libertà imponendo comportamenti automatici: ‘se A allora B’, ‘nella situazione X fai Y’. Ma proprio per questo le regole ci semplificano la vita: ci fanno risparmiare tempo, danno stabilità e prevedibilità alle nostre azioni, e ci permettono di concentrarci sulle attività che meritano più attenzione — perché sono più divertenti, più creative, o solamente importanti. Ecco il primo paradosso: seguire le regole ci permette di essere più liberi.
Il secondo paradosso è più complicato: se la regola dice ‘fai Y’, e Y è effettivamente la soluzione migliore, allora la regola è inutile. Basta scegliere ciò che è meglio. Se invece Y non è ottimale, allora seguire la regola è sbagliato. Ma stiamo assumendo di sapere con certezza qual è la scelta migliore. Spesso questo non è vero: dato che pensarci troppo sarebbe una perdita di tempo, è meglio avere una regola che porta a un risultato soddisfacente nella maggior parte dei casi.
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(Foto di Macau Photo Agency su Unsplash)