Un farmaco si è rivelato efficace al 96 per cento per prevenire l’infezione da HIV nelle persone ad alto rischio. Mentre l’Agenzia europea per i medicinali valuta la sua approvazione, i dati delle sperimentazioni cliniche ne confermano il potenziale straordinario. Ne scrive Scienza in Rete.
Due iniezioni l’anno per prevenire l’infezione da HIV. Non un vaccino, ma quasi. Il lenacapavir è un farmaco che finora è stato utilizzato come cura per quei pazienti con HIV multiresistente ai trattamenti disponibili. Presto però potrebbe essere impiegato anche per la prevenzione dell’infezione, all’interno di quella strategia che viene chiamata PrEP, la profilassi pre-esposizione.
La PrEP prevede l’assunzione di farmaci antiretrovirali da parte di persone sieronegative per ridurre in modo significativo il rischio di contrarre il virus. Fino a ora per la PrEp venivano utilizzati farmaci da assumere per via orale e un farmaco iniettabile da somministrare ogni due mesi che è stato approvato dall’Agenzia del farmaco europea (EMA). In Italia si sta attualmente discutendo la rimborsabilità da parte del Servizio sanitario nazionale di questi farmaci, ma nel frattempo, come vedremo, sono partiti programmi pilota di somministrazione. Ora però entra un nuovo attore sulla scena.
Il 3 febbraio scorso il lenacapavir è stato sottoposto al giudizio dell’EMA perché ne venga approvato l’uso come PrEP. La richiesta di approvazione ha delle solide basi, tanto che la rivista Science, nel numero di fine anno 2024 in cui incorona le migliori scoperte degli ultimi 12 mesi, ha messo al primo posto proprio il lenacapavir. La motivazione di questa scelta parte dalla constatazione che dopo tanti progressi, ancora nel mondo ogni anno si infetta con HIV un milione di persone. Troppe. Mentre la messa a punto di un vaccino rimane una chimera. Qui si inserisce questo nuovo farmaco forte dei risultati clamorosi di due sperimentazioni cliniche, PURPOSE I e PURPOSE II, i cui rapporti finali sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine nei mesi scorsi. La prima, pubblicata a giugno 2024, di cui Scienza in rete ha parlato qui, è stata svolta su oltre 5.000 donne tra i 16 e i 25 anni in due paesi africani: Sud Africa e Uganda. In questo studio nessuna delle persone che hanno ricevuto il farmaco per iniezione si è infettata: un’efficacia del 100%. Dopo tre mesi, sono usciti i risultati del secondo studio, PURPOSE II, condotto questa volta su oltre 2.000 tra uomini cisgender, donne e uomini transgender e persone non binarie che fanno sesso con uomini provenienti da diversi paesi di Sud America, Asia, Africa e Stati Uniti. Anche questa volta il risultato è stato molto chiaro: il farmaco si è rivelato efficace nell’evitare l’infezione nel 96% dei casi.
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