In Italia i casi di violenza verso le persone Lgbtqia+ sono aumentati con la pandemia. A chiedere aiuto sono soprattutto le generazioni più giovani. Un progetto europeo ha studiato un modello d’intervento affinché le persone possano sentirsi libere. Ne scrive InGenere.

In Italia, migliorare i requisiti legali e le procedure per la tutela dei diritti delle persone Lgbtqia+, specialmente nella protezione contro la violenza di genere, è una questione particolarmente urgente. Ce lo dicono i dati delle associazioni che si occupano di fornire supporto alle persone Lgbtqia+ che subiscono violenza.

Secondo Omofobia.org, in Italia tra maggio 2021 e aprile 2022 hanno segnalato di aver subito violenza omofobica 148 persone, con picchi durante i mesi in cui il disegno di legge contro l’omotransfobia (conosciuto come Ddl Zan, dal nome del relatore Alessandro Zan, deputato del Partito democratico, ndr) era sotto i riflettori.

Anche se la maggior parte dei casi coinvolgeva uomini, c’è stato un aumento delle segnalazioni di violenza da parte delle donne a causa del loro orientamento sessuale e della loro identità di genere. L’età media delle vittime si sta abbassando, con un numero più alto di aggressioni fisiche nel gruppo di persone di età compresa fra i 21 e i 30 anni.

Inoltre, sempre secondo la stessa fonte, tutte le persone trans in Italia hanno sperimentato la transfobia almeno una volta nella loro vita. L’Osservatorio nazionale sulla lesbofobia ha documentato un crimine d’odio lesbofobico al mese tra il 2011 e il 2021, mentre il monitoraggio dell’Osservatorio femminicidi lesbicidi transcidi (Flt) dell’associazione Non Una Di Meno ha identificato 117 omicidi lesbofobici e transfobici in tutto il paese nel 2022.

I dati del 2021 della Gay Help Line (organizzazione nazionale Lgbtqia+) indicano un aumento dei casi di violenza domestica rispetto all’anno precedente, con una particolare incidenza tra le persone giovani di età compresa fra i 13 e i 29 anni. Il 20% di chi ha chiesto aiuto ha avuto bisogno di ricevere ospitalità in rifugi dedicati alle persone Lgbtqia+.

Nel 2022, il numero verde gestito dall’associazione ha ricevuto 21.000 chiamate di emergenza. Tra i casi gestiti, il 41,6% ha subito violenza omotransfobica in famiglia dopo aver dichiarato il proprio orientamento o la propria identità sessuale, e il 31,6% delle vittime sono giovani tra gli 11 e i 26 anni (secondo la stessa ricerca, l’età in cui ci si dichiara si sta abbassando a livello nazionale). Il 15% dei casi riguarda minori Lgbtqia+ che hanno subito abusi familiari continuativi nel tempo e caratterizzati da un’escalation di violenza.

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(Foto di Steve Johnson su Unsplash)

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