Se è vero che il grado di civilizzazione di una società si misura dalle sue prigioni (diceva Dostoevskij), quella italiana sarebbe una società da rifare dalle fondamenta. Un altro parametro fondamentale per emettere un giudizio in merito è la condizione delle scuole (e che nessuno studente provi a fare ironia osservando che si tratta comunque di strutture di detenzione). Purtroppo anche in questo caso il nostro Paese non ne uscirebbe bene, a leggere l’ultimo Rapporto su sicurezza, qualità e accessibilità a scuola elaborato da Cittadinanzattiva. Secondo l’indagine effettuata dall’associazione i nostri istituti scolastici presentano numerosi problemi di accessibilità, per cui quasi tutti hanno una rampa di accesso all’ingresso (87 per cento), ma poi dentro in molti casi abbondano gradini e scale, mentre mancano gli ascensori; ma anche problemi di sicurezza, igiene e fatiscenza degli edifici. Vi è inoltre una situazione di sovraffollamento, che ha conseguenze sia alla sicurezza sia sull’effettiva possibilità per tutti gli alunni di seguire le lezioni con comodità: «Una classe su cinque del nostro campione ha più di 25 alunni, dunque non è adeguata alla normativa antincendio. E pur facendo riferimento al pluricontestato articolo 64 della legge 133 del 2008, che ha innalzato il limite di alunni per classe, abbiamo riscontrato ben 47 classi fuorilegge».
Palestre, cortili e bagni sono spesso gli ambienti meno curati. Le palestre presentano talvolta distacchi dell’intonaco (19 per cento dei casi), muffe e infiltrazioni (25 per cento), fonti di pericolo (23 per cento) e nell’8 per cento dei casi non hanno alcun tipo di attrezzatura, oltre a essere sprovviste di cassetta di soccorso nel 44 per cento dei casi. «Ai bagni invece il triste primato di ambiente più sporco: privi di sapone nel 41 per cento dei casi, di asciugamano nel 53 per cento, di carta igienica nel 50 per cento. Elementi particolarmente gravi visto che è sempre più difficile poter contare sull’aiuto del personale scolastico nell’accompagnare i bimbi al bagno».
Il commento della coordinatrice nazionale della scuola di Cittadinanzattiva, Adriana Bizzarri, è poco clemente verso la politica di questi anni e le misure che ha messo (o non messo) in atto: «Pur apprezzando il grande sforzo compiuto dall’attuale governo con lo stanziamento di fondi (150 milioni subito, 300 nel prossimo triennio), è poca cosa rispetto al reale fabbisogno. Basti pensare che il costo di un edificio scolastico di medie dimensioni, antisismico, energetico, a norma costa 5 milioni di euro. E poi basta con l’anagrafe scolastica eterna incompiuta e fantasma, che invece è indispensabile alle istituzioni per una programmazione seria e attendibile sulle scuole da sistemare e su quali priorità investire i fondi del decreto del Fare, ed è indispensabile alle famiglie per sapere in quali scuole si recano ogni giorno i nostri figli. Per questo siamo ricorsi alla procedura di accesso civico agli atti nei confronti del Ministero dell’istruzione che, entro 30 giorni, come previsto dal decreto 33 del 2013 sulla trasparenza dovrà risponderci in merito all’anagrafe. A tutela soprattutto dei più piccoli e degli studenti con disabilità, penalizzati più degli altri dalle pessime condizioni degli edifici scolastici».
Ciò che manca è una condizione media di buono stato delle strutture, visto che ci sono casi limite di istituti in cui ancora non è stata fatta una bonifica dell’amianto (Istituto comprensivo Porto Romano, plesso Coni Zugna, di Fiumicino, Roma), mentre ve ne sono altri con pannelli solari, aria ionizzata e finestre oscuranti (Primaria Dino Liotta di Licata, Agrigento). Il dato che dimostra l’inadeguatezza del sistema consiste nel contributo che le famiglie hanno dato alle scuole per continuare a garantire il servizio: nell’ultimo anno, sono arrivati sotto forma di contributo volontario o donazione di materiali e beni ben 390 milioni di euro. Altro che evasione fiscale, in Italia c’è gente che le tasse le paga due volte, se non di più.