di Marco Calini
«Scusi, soltanto un’informazione».
Meno male -mi sono detto- quando, occhi fissi al di là del vetro e natiche puntate sui due fortunati in fila alla biglietteria di Legnano, temevo che la ragazza prenotasse il biglietto d’ordinanza per Brindisi o Reggio Calabria. E mi sbagliavo: stazione d’arrivo Salerno, ma che importa? La tradizione era salva. Meno cinque minuti all’arrivo del 18.33 per Porta Garibaldi “non effettua fermate intermedie” di sabato 21 maggio e lo spiritello eterno della Beffa era ridisceso fra gli uomini, su questa Terra, passeggeri. E da aspirante passeggero Trenitalia passeggio andata e ritorno per la biglietteria, perché, fior da fiore, il biglietto per Salerno genera ipotetiche del quarto, quinto e sesto tipo, ossia considera geometrie non euclidee, rilegge il viaggio immergendolo nella temperie del post moderno e della società liquida, financo immagina scenari in cui i treni siano puntuali. Passeggio perché se a uno sportello si sta facendo la storia, e insieme notte, in quello a fianco la scritta “chiuso” dà ragione all’impiegato che, carta e penna, dimostra la validità del paradosso dei gemelli sulla tratta Milano-Domodossola, già presente, seppure in forma diversa, nella teoria della relatività ristretta di Albert Einstein. Ossia spiega come sia possibile che un gemello in viaggio sulla carrozza del Porto Ceresio-Varese in direzione Milano invecchi più velocemente di quello seduto nella sala di attesa di una stazione del percorso. Salto le decine di pagine di calcoli e formule e sintetizzo le conclusioni: perché il secondo si muove, rispetto al primo, alla velocità della luce.

Genius at work, quindi, e sia quel che sia: quasi rassegnato a salire sul treno in arrivo senza biglietto, si è nel frattempo impresso il sigillo in ceralacca della Cancelleria Vaticana sul biglietto Milano-Salerno. Il mio è un semplice Milano a/r, e così quello del secondo fachiro dell’attesa, ma la pressa per la stampa a caratteri mobili in dotazione al personale della biglietteria vuole il suo tempo. Provo a timbrare il lenzuolo per single da una piazza e mezzo, ma l’obliteratrice fa finta di niente. Lo sventolo davanti al controllore che, intanto, ha già ammesso sull’Arca della Salvezza il consumato realismo del passeggero alle mie spalle: meglio rinunciare al biglietto del treno che al treno per il biglietto, che paga in vettura. Al ritorno si è in fascia sciopero, proclamato dalle 21.00 di sabato 21 maggio alle 21 di domenica 22 maggio. Da Milano Porta Garibaldi il primo treno a partire è anche l’ultimo, il passante S5 delle 0.32. Se la legge non tollera ignoranza, figuriamoci Trenitalia. E così braccia allargate -non ne sappiamo niente- verso chi, ignaro dell’agitazione e in ambasce sul da farsi, al personale che non ha scioperato chiede: «Scusi, soltanto un’informazione».