Uno studio pubblicato a dicembre su Nature mostra che alcuni marcatori presenti nel sangue dei macachi sono in grado di predire se il sistema immunitario è pronto a sbarazzarsi del coronavirus. La scoperta, spiega Carl Zimmer sul New York Times, potrebbe permettere in futuro di cercare gli stessi marcatori tra le persone che ricevono i vaccini contro il coronavirus nei test clinici e stabilirne l’efficacia. Si tratta di un passaggio fondamentale perché, se confermato da analisi future, semplificherebbe notevolmente le procedure che portano all’approvazione di un nuovo vaccino, e i ricercatori non sarebbero più costretti ad attendere che i volontari siano effettivamente infettati, come avviene ora. Ovviamente bisognerebbe poi che questi “correlati di protezione” (così è detto questo tipo di misurazioni) fossero giudicati pienamente affidabili per prendere decisioni definitive in merito a un vaccino ancora in fase di sviluppo. In una fase in cui le nuove varianti del virus stanno portando nuove sfide nella lotta alla pandemia, abbreviare il processo (senza per questo scendere a compromessi in termini di sicurezza) sarebbe cruciale.
La scoperta di vaccini efficaci (com’è stato per Pfizer e BioNTech alla fine del 2020) non è sempre una buona notizia per i laboratori che stanno contemporaneamente sviluppando una propria formula. Per questi ultimi non si tratterà più di testare l’efficacia del prodotto rispetto a un placebo, bensì rispetto ai prodotti concorrenti. Trattandosi di una soglia statistica molto più complessa da raggiungere, le sperimentazioni avranno bisogno di molti più volontari, dilatando di conseguenza anche i tempi di sviluppo e i fondi necessari. Testando invece la risposta immunitaria attraverso un’analisi del sangue dei volontari, si potrebbe effettuare la misurazione tramite i correlati di protezione, con tempi e costi decisamente minori.
Non si tratta di un approccio del tutto nuovo. Come avrete notato, ogni anno viene somministrato un nuovo vaccino contro l’influenza, senza che siano necessari anni per il suo sviluppo e approvazione. Ogni volta che viene realizzato un vaccino adatto alla nuova variante del virus influenzale, non viene testato comparandone i risultati con i vecchi vaccini, bensì esaminando la risposta immunitaria del paziente: se si attiva a sufficienza un certo tipo di anticorpi, il vaccino funziona.
Al momento non sono ancora stati trovati correlati di protezione per misurare la risposta immunitaria al coronavirus nell’uomo, ma il fatto che questo sia possibile nei macachi è un passo importante per arrivarci e in futuro potrebbe permettere di adottare la procedura del vaccino antinfluenzale anche per il coronavirus. Lo ha confermato anche Anthony Fauci, direttore del National Institutes of Allergy and Infectious Diseases, definendolo «uno scenario del tutto plausibile e realizzabile».
Lo studio condotto sui macachi conferma anche un altro aspetto importante, ossia l’efficacia degli anticorpi per stimolare il sistema immunitario. Gli scienziati hanno infatti isolato l’anticorpo IgG, identificato come quello che garantisce, oltre una certa soglia, la protezione dal virus. Somministrandolo ai macachi si è visto che il sistema immunitario era poi in grado di reagire con efficacia al SARS-Cov-2, anche a fronte di una dose modesta. Uno degli studiosi che hanno partecipato allo studio, Dan Barouch, ha dichiarato che «È la prima volta, che io sappia, che si dimostra l’efficacia protettiva della somministrazione di anticorpi. Finora si è sempre trattato di semplici associazioni statistiche». Ora, a due mesi di distanza da questo studio, sappiamo molte più cose sugli anticorpi monoclonali contro il Covid-19, e infatti la Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha dato il proprio parere favorevole al loro utilizzo.
(Foto di ThisisEngineering RAEng su Unsplash)
Col sangue si fanno un sacco di cose
Le trasfusioni di sangue intero sono solo una piccola parte di ciò che si può fare con i globuli rossi, le piastrine, il plasma e gli altri emocomponenti. Ma tutto dipende dalla loro disponibilità, e c’è un solo modo per garantirla.