Quello dei taxi in Italia è uno dei settori meno inclini al cambiamento, in cui aumentare il numero di licenze o fare entrare nuovi operatori è difficilissimo, col risultato che spesso in molte città italiane è difficile trovarne uno. L’inchiesta di Wired.

Dall’attività di verifica sui taxi avviata dall’Antitrust nelle città di Roma, Milano e Napoli fino al decreto del governo Meloni che ha introdotto le licenze temporanee e consentito un aumento fino al 20% nei capoluoghi e nelle città sede di aeroporti internazionali. Senza dimenticare le ormai consuete polemiche legate al numero dei taxi disponibili, ai costi di utilizzo e alle modalità di pagamento. Arrivando sino al progetto di offrire corse gratis fuori dalle discoteche a chi ha bevuto da parte del ministro dei Trasporti, Matteo Salvini.

Quella appena trascorsa non è stata un’estate tranquilla per i tassisti e per i loro passeggeri. Wired ha deciso di approfondire la questione partendo dai dati, ovvero raccogliendo i numeri delle licenze di auto bianche ma anche degli ncc (noleggio con conducente). Scoprendo così che ci sono città in cui questi ultimi sono presenti in numero maggiore rispetto alle prime. E che l’ultima volta che a Firenze fu aumentato il numero dei taxi, nel 2016, ogni tassista incassò quasi 14mila euro.

I dati raccolti

Alla fine di giugno, Wired ha indirizzato una richiesta Foia (acronimo per Freedom of information act, in burocratese istanza di accesso generalizzato, ndr) alle 50 più popolose città italiane. La richiesta è quella di fornire il numero di licenze di taxi e ncc erogate, i regolamenti comunali che disciplinano la materia e soprattutto l’ultimo bando di assegnazione delle licenze. Documento necessario a capire intanto da quanto tempo il mercato delle auto bianche sia fermo in ogni città, ma anche se le ultime licenze siano state erogate a titolo gratuito o a fronte di un pagamento da parte degli aspiranti tassisti.

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(Foto di Gabriella Clare Marino su Unsplash)

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