Da tempo alcuni studiosi cercano di portare l’attenzione sull’uso delle sostanze psichedeliche come possibile risorsa per la cura di diversi disturbi mentali.

Queste sostanze sono attualmente illegali praticamente in tutto il mondo, e ciò rende difficile usarle negli studi. C’è poi il problema dello stigma sociale legato all’abuso di tali sostanze, che porta la politica a guardarle con scetticismo. Eppure, i risultati degli esperimenti condotti finora sono promettenti.

Ne scrive sul Guardian Rick Doblin, psicologo e studioso che nel 1985 ha fondato MAPS (Multidisciplinary Association for Psychedelic Studies), un’organizzazione che studia gli impieghi delle sostanze psichedeliche nella cura dei disturbi mentali.

Una delle direzioni degli studi del suo centro si sviluppano attorno all’uso dell’MDMA nei casi di disturbi da stress post-traumatico. Chi sopravvive a eventi simili, spiega Doblin, ha spesso problemi a rimanere in connessione con la propria famiglia e la propria comunità. Queste persone soffrono di disturbi come insonnia, ipervigilanza, isolamento, che spesso li portano ad altri problemi come l’abuso di sostanze stupefacenti, depressione, dolori cronici o problemi cardiaci. Attualmente le cure disponibili vanno tutte nella direzione della riduzione dei sintomi, e la loro efficacia vale solo in circa la metà dei casi diagnosticati. Molti meno sono poi quelli che riescono a risolvere alla radice i propri problemi.

Doblin cita uno studio che sta conducendo con MAPS, giunto alla fase 3 e pubblicato su Nature Medicine, in cui l’88 per cento dei partecipanti che ricevevano MDMA nel corso di una terapia psicologica sperimentavano una significativa riduzione dei sintomi. Il 67 per cento dei pazienti arrivava a non rispettare più i parametri tipici di una sindrome da stress post-traumatico. Molti hanno riportato che l’MDMA li ha aiutati ad affrontare per la prima volta le cause alla radice del loro trauma.

Lo psicologo fa notare che quattro revisioni sistematiche pubblicate quest’anno hanno messo in luce le potenzialità delle terapie con sostanze psichedeliche anche per altri problemi: tendenze suicide, problemi cerebrali, neurodegenerativi, dell’umore, legati allo smettere di fumare o ad altre dipendenze.

Secondo Doblin, è provato che l’uso di sostanze psichedeliche sia associato ad atteggiamenti prosociali, che esse migliorino la relazione con la natura e favoriscano la risoluzione dei conflitti. D’altra parte, sono altrettanto provati i devastanti effetti della “war on drugs” (guerra alla droga) di stampo più proibizionista.

Psichedelici contro l’autismo

Tra le strade più promettenti nell’uso delle sostanze psichedeliche (in particolare dell’LSD) c’è la cura dell’autismo. Ne scrive Agnese Codignola sul Tascabile, riportando le considerazioni di alcuni studiosi: «”I presupposti teorici ci sono” concorda Tommaso Barba, ricercatore del team di Robin Carhart-Harris, dell’Imperial College di Londra, dal quale sono arrivate alcune delle scoperte più importanti degli ultimi anni. “Nell’autismo, infatti, ci sono delle carenze e delle irregolarità nelle connessioni tra le diverse aree cerebrali: in alcuni casi, le stesse dove l’LSD aumenta in misura significativa la plasticità neuronale, cioè la capacità di formare nuove connessioni. Questo spiega gli psichedelici perché potrebbero essere molto efficaci, dando agli autistici la possibilità di interpretare con vie neuronali nuove”».

Qualcosa si sta muovendo in questo senso a livello di sperimentazione: «La Nova Mentis Life Science Corp, azienda canadese che punta sulla psilocibina proprio per l’ansia sociale, ha lanciato uno studio per approfondire i rapporti tra autismo e microbiota intestinale incentrato sul metabolismo della serotonina, lo stesso neurotrasmettitore al centro dell’azione di LSD e psilocibina. Inoltre ha già avviato una collaborazione con Viviana Trezza, dell’Università di Roma Tre, per verificare le ipotesi sui modelli animali di autismo: i primi lotti di psilocibina pura sono arrivati in Italia in febbraio. Intanto, anche l’Università di Chicago è partita con il reclutamento per uno studio – al momento l’unico – che valuterà gli psichedelici negli autistici».

(Foto di Fakurian Design su Unsplash )

Col sangue si fanno un sacco di cose

Le trasfusioni di sangue intero sono solo una piccola parte di ciò che si può fare con i globuli rossi, le piastrine, il plasma e gli altri emocomponenti. Ma tutto dipende dalla loro disponibilità, e c’è un solo modo per garantirla.

Si comincia da qui