Diverse grandi aziende stanno facendo esperimenti per provare a influenzare ciò che le persone vedono nei propri sogni, per scopi commerciali. Secondo uno studio di una delle principali associazioni di marketing statunitense, citato in un articolo su Aeon, tra oltre 400 addetti al marketing di aziende di tutto il paese, il 77 per cento mira a implementare tecnologie basate sui sogni per operazioni pubblicitarie nei prossimi tre anni. Ciò che fino a poco tempo fa sembrava una mera ipotesi legata ai racconti di fantascienza sta rapidamente diventando realtà.

La consapevolezza che i sogni possono essere influenzati e “incubati” non è certo recente. Già gli egizi, i greci, e alcune pratiche yogiche prevedevano l’uso di tecniche per influenzare i sogni. Più di recente, gli psicologi hanno ormai acclarato l’importanza del sonno per una serie di funzioni legate alla salute. Ci sono inoltre studi in corso per provare a sfruttare il sonno per affrontare problemi di vario tipo, come i disturbi da stress post traumatico.

I sogni stimolano inoltre la creatività, e inserendo degli elementi durante la fase di veglia, soprattutto appena prima di addormentarsi, essa può essere influenzata in diverse direzioni.

Uno studio recente ha provato l’efficacia di diffondere su chi dorme degli odori per indurre dei comportamenti. A una settantina di fumatori, mentre dormivano, sono stati fatti sentire, a ritmo alterno, odori di uova marce o pesce e l’odore di sigaretta. Seppure inconsapevoli di quanto accaduto, il 30 per cento dei partecipanti ha fumato meno del solito nella settimana successiva all’esperimento.

«Mentre dormiamo – scrivono gli autori dell’articolo –, il nostro cervello passa in rassegna i ricordi degli eventi della giornata. Alcuni di questi vengono stabilizzati dal sonno, che li rende difficili da dimenticare. Altri sono rafforzati attivamente. A volte si rafforza o stabilizza solo una parte della memoria: il nucleo emotivo di un ricordo o, all’estremo opposto, solo i suoi aspetti essenziali. Il sonno integra le nuove informazioni nelle reti cerebrali preesistenti e identifica i modelli condivisi da più ricordi, scoprendo le regole che li governano. Il sonno può anche migliorare la nostra creatività, sia indirettamente – rendendo le scoperte creative più probabili dopo il risveglio – o direttamente, nel contenuto dei nostri sogni».

Conoscendo il grande potenziale che il sonno e i sogni hanno sulla salute e sulla della memoria umana, gli autori dell’articolo si dicono preoccupati dagli sforzi delle aziende di sfruttare per scopi commerciali queste funzioni essenziali.

Anche se si pensa che i processi relativi alla memoria avvengano durante le fasi inconsapevoli del sonno, è stato chiarito che essi avvengono anche mentre si sogna. Per questo motivo influenzare un sogno è una potenziale minaccia rispetto alla nostra memoria e in generale alla percezione e costruzione del sé – due aspetti in gran parte definiti dai ricordi autobiografici che sono stabilizzati e integrati durante il sonno.

Se ci sono arrivati i ricercatori, come sempre subito dietro seguono le grandi aziende tecnologiche come Amazon, Apple e Google. Come avrete notato, tutte loro hanno sviluppato (o acquistato) servizi che monitorano il sonno. Secondo le dichiarazioni, l’obiettivo è migliorare la qualità del sonno e quindi della salute. La verità è che, una volta che i nostri dati sono stati raccolti, non abbiamo idea di che cosa ne verrà fatto.

«Immaginate – scrivono gli autori – che questi dati vengano venduti a società che vendono sonniferi, così che, dopo una notte particolarmente agitata, gli annunci che vi appaiono durante le prime ricerche su internet siano quelli di farmaci per dormire, e questo anche se potreste non ricordare di aver dormito male. Dato che la perdita di sonno è associata a un aumento dei comportamenti a rischio, ci si potrebbe aspettare di essere colpiti da annunci mirati per il gioco d’azzardo online. Poiché ci sono prove che collegano la perdita di sonno anche all’assunzione di zucchero, potrebbero comparire annunci di caramelle».

Attualmente la tecnologia non è così avanzata da arrivare a influenzare i comportamenti delle persone su larga scala, ma non per questo le aziende si arrenderanno nella ricerca. E quando la scienza ci arriverà, saranno lì pronte ad approfittarne.

In definitiva, la questione non è se tutte queste cose accadranno davvero, ma piuttosto se, come individui e come società, pensiamo che queste potenti agenzie di marketing e aziende siano autorizzate a raccogliere massicce quantità di dati su come funziona il nostro cervello mentre dormiamo, se non per manipolarlo.

«Se la nostra esperienza online e nel mondo digitale ci ha insegnato qualcosa – concludono gli autori – è che, una volta raccolti, questi dati possono essere rubati e divulgati, essere scambiati e utilizzati per la profilazione, la pubblicità mirata, la manipolazione e la commercializzazione a nostra insaputa».

(Foto di Pim Chu su Unsplash )

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