Spesso, quando un’istituzione funziona bene, tendiamo a darla per scontata, a pensare che sia sempre esistita. E invece, ovviamente, ciascuna iniziativa umana ha un momento fondativo, una storia, data da un insieme di elementi di contesto e di scelte dei suoi protagonisti. Vale anche per Avis, nata grazie all’iniziativa del suo fondatore Vittorio Formentano, nato a Firenze il 31 ottobre 1895.
Dopo aver studiato medicina e girato l’Italia in lungo e in largo, ed essendo nel frattempo chiamato alle armi a causa della Prima guerra mondiale, Formentano si era stabilito a Milano. Fu lì che nel 1926, dopo aver visto una giovane madre morire di emorragia a causa della mancanza di sangue per una trasfusione, il medico ebbe l’idea di ripensare il modo in cui la donazione era stata intesa fino ad allora. Il sistema sangue si sarebbe dovuto fondare sulla disponibilità periodica, anonima e volontaria di persone disponibili a donare. Come ha scritto Mario Zorzi, presidente di Avis nazionale tra il 1979 e il 1987, «Formentano ebbe la felice intuizione di puntare sui donatori volontari non retribuiti ed ebbe subito la visione globale del problema donazione-trasfusione, operando alla creazione di una rete di servizi autonomi in sede ospedaliera pubblica e privata con lo scopo di poter contare sui donatori motivati e sottoposti a periodici controlli».
Formentano pubblicò un appello su un giornale locale, al quale risposero inizialmente diciassette aspiranti donatori. Quel piccolo gruppo gettò le basi per ciò che poi sarebbe diventata la principale associazione che si occupa di donazione di sangue in Italia, fondata ufficialmente il 15 maggio 1927.
Mentre nascevano gruppi di donatori in diverse parti d’Italia, negli anni successivi Formentano si impegnò a unire e mettere in rete le diverse realtà. Fu così che, nel 1933, le diverse associazioni si riunirono a Milano per concordare di uniformare i rispettivi vessilli.
Avis si occupò da subito anche di divulgazione scientifica, con la pubblicazione di un bollettino ufficiale dal 1934. Nello stesso anno l’associazione promuoveva il primo “Corso di aggiornamento sulla trasfusione del sangue”, sempre a Milano.
Nonostante le difficoltà di operare sotto il regime fascista, Avis mantenne la propria indipendenza durante tutto il periodo precedente alla fine della dittatura. L’impegno di Formentano proseguì con la sua elezione a presidente nazionale nel 1946, carica che mantenne fino al 1967, quando decise di lasciare per motivi personali. Egli contribuì anche alla nascita della FIODS (Federazione internazionale delle organizzazioni dei donatori di sangue), di cui divenne presidente nel 1958. Formentano fu anche protagonista di un processo di riorganizzazione dei centri trasfusionali nel corso degli anni ‘60.
È un’eredità importante quella che ci lascia il medico fiorentino. Intanto per la discrezione del suo stile, caratterizzato da «un eloquio suadente e forbito […] fondato su un argomentare che non amava la violenza della parola urlata, ma la forza della ragione e degli impulsi del cuore», secondo Zorzi. Ma il suo insegnamento resta attuale anche nella gestione concreta dell’associazione, al suo interno come all’esterno. «Il monito che ancora oggi Formentano ci suggerisce – ci affidiamo nuovamente alle parole di Zorzi – è quello di non abbandonare la via tracciata dai padri fondatori dell’AVIS e di non percorrere sentieri che portano a trasformare il dono in una mera operazione tecnica e asettica. Esso sia invece il segno tangibile e ripetitivo di una compartecipazione solidale e consapevole ai bisogni di concittadini in difficoltà, profondamente vissuta anche allo scopo di elevare il tenore morale e civico della comunità».
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