In un momento difficile come quello attuale, la più grande risorsa cui attingere per non smarrirsi è una solida e inamovibile fiducia nel futuro. E il volontariato può essere un ottimo mezzo per raggiungere questo scopo. Una ricerca condotta da Arciragazzi e Cevas dimostra infatti che «I ragazzi che fanno parte di associazioni o organizzazioni hanno maggiore autostima, fiducia nel futuro e nella meritocrazia, e per questo tendono a non chiedere raccomandazioni e “aiutini” per entrare nel mondo del lavoro». Il testo integrale si può scaricare cliccando su questo link.

Il sondaggio, condotto su 2.070 giovani (età media 21 anni) ha prodotto 1.410 risposte valide. Un giovane su quattro fa parte di associazioni ricreative o culturali, il 18 per cento di organizzazioni di volontariato e il 14 per cento è uno scout. Quasi due giovani su dieci (18,4 per cento) nel corso della propria vita non hanno invece mai fatto parte di alcuna associazione. Mentre tra coloro che non hanno avuto alcuna esperienza di associazionismo, il 59,4 per cento dichiara un basso livello di speranza verso il futuro e nella possibilità di cambiamento, la situazione si inverte tra coloro che hanno sperimentato oltre tre appartenenze al mondo associativo, in cui solo il 35,4 per cento risulta avere punteggi bassi.

Si legge ancora nel rapporto: «La meritocrazia e il senso civico che inducono a impegnarsi negli studi senza cercare scorciatoie facili (ad es. scegliere una scuola dove si studia di meno) e a rifiutare le raccomandazioni come stile di comportamento “normale”, cresce al crescere dell’esperienza in contesti associativi». L’esperienza del volontariato, potremmo dire, sembra portare (ci si passi l’espressione) a un’”igiene valoriale” nei ragazzi. E immaginiamo non sia dovuto semplicemente al fatto che l’essere volontari tolga tempo alla televisione, e quindi al gossip e all’inquinamento informativo. È qualcosa che struttura la mente e il pensiero.

Altra conclusione che non può essere ignorata: «I giovani che hanno sperimentato pratiche partecipative sono meno propensi ad aderire a modelli identitari di tipo autoritario e a derive populistiche dei meccanismi di consenso politico. Essi tendono a sviluppare […] maggiori capacità di resistere a meccanismi di consenso ottenuti tramite strategie di manipolazione mediatica». Maggiore senso di comunità porta a una maggiore autoconsapevolezza (e viceversa). Una scoperta che ha del sovversivo, che porrebbe le esperienze di solidarietà tra le medicine contro la caduta dello spirito critico.

Forse che rimboccarsi le maniche per puro spirito di amore verso il prossimo porta a fare la stessa cosa per costruire il futuro del Paese? Se così fosse, è un pensiero che ci rasserena. Perché sappiamo di poter contare su oltre 7mila persone (solo a Legnano e dintorni, oltre un milione in tutta Italia) disposte a fare questo gesto ogni volta che si rende necessario. Donatori di sangue, fautori del domani. Più che uno slogan, ci piacerebbe fosse ciò che ci aspetta.